True Detective 3, The Big Never — il terzo episodio

Sara Mazzoni
4 min readJan 25, 2019

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False piste o indizi importanti? Thriller buono oppure no?

The Big Never, il terzo episodio di True Detective 3: più noioso dei primi due, conferma che le parti investigative tendono a essere soporifere; eppure tutto quello che riguarda Wayne e la sua vita familiare risveglia la mia attenzione. Non credo che sia una coincidenza. Non avrebbe senso rendere volutamente noiosi alcuni elementi della storia, è vero, però sembra che venga usata una cura speciale nelle sezioni sulla vita di Wayne: è quello il centro di tutto, l’indagine davvero importante. Il resto è solo contorno. Purtroppo, però, in episodi come questo — ma già un po’ anche nel precedente— l’equilibrio generale della narrazione risulta troppo sbilanciato.

In questa puntata, la parte strettamente poliziesca fa emergere qualche indizio ambivalente sul caso, senza però aggiungere molto a ciò che sapevamo già. Il ritratto familiare di Wayne invece completa il quadro thriller, puntualizzando in questo episodio il rapporto antagonistico tra Wayne e la moglie Amelia. Nel 1980, Amelia è ancora un’aiutante di Wayne, almeno in apparenza; nel 1990, quel ruolo inizia a sgretolarsi, Amelia si muove a supporto dell’indagine di lui (e del proprio libro), ma Wayne reagisce negativamente: è infastidito dall’esistenza del libro— non è chiaro se il motivo sia razionale o meno— e si arrabbia quando Amelia ottiene dalla polizia informazioni che a lui non sono concesse. Nel 2015 Amelia ormai è morta, ma appare a Wayne sotto forma di allucinazione. Quella scena è costruita in modo da suggerire una natura malevola del personaggio; o almeno così appare, filtrata dallo sguardo di Wayne: lui la supplica disperato, lei gli si rivolge con disprezzo. E stranamente è proprio l’Amelia del 1980, quella che Wayne ha conosciuto subito dopo l’omicidio.

In ogni timeline Amelia è diversa, ma in tutte è mostrata attraverso lo sguardo del Wayne di quel momento: nel passato più remoto è la maestra che si prodiga per aiutarlo, papabile angelo del focolare e futura moglie — nonostante le già dichiarate divergenze d’opinione. Nella timeline di congiunzione, quella del 1990, le cose sono più complicate, anche se realistiche, visti i presupposti: il matrimonio non sta andando benissimo; Wayne è insopportabile; Amelia mostra carattere davanti alle lagnanze del marito e conduce abilmente l’indagine per il libro; tra i due ci sono distanze sempre più grandi. Nel 2015, lo spettro di Amelia incarna il terrore di Wayne per la propria malattia, ma anche tutto quello che è rimasto nascosto in questa vicenda; e probabilmente anche delle colpe, ma non è chiaro quali e di chi. Per il momento, è evidente che Wayne e Amelia sono personaggi contrapposti, a causa di eventi ancora segreti.

L’antagonismo di Amelia è suggerito anche dalla simbologia della sigla, in cui il suo volto appare più volte. In un’inquadratura si sovrappone alla luna piena degli omicidi, ma è anche la stessa luna che oscura il sole sul volto di Wayne. È un simbolo potente, che può alludere a una natura malvagia e pericolosa di Amelia, come questo episodio sembra voler suggerire. È una falsa pista? Ovviamente abbondano già teorie per le quali è lei l’assassina. Se così fosse, l’aquila che la rappresenta in un altro frame potrebbe alludere alla sua rapacità. Per me sarebbe una svolta un po’ troppo ovvia, però ne capisco il fascino. Sarebbe in linea con il thriller alla Gillian Flynn, la new wave del genere; e ribalterebbe la conclusione della prima stagione, in cui il killer era rappresentato con uno stereotipo dei più triti. Proprio in questo episodio, Wayne cammina fino a quella che per un attimo m’è sembrata la casa della madre di Camille in Sharp Objects, a riprova della parentela tra questa stagione e una certa declinazione thriller.

Manca ancora all’appello la sottotrama evocata dalla prima puntata, quella che riguarda i “metallari satanisti”, Dungeons & Dragons e il satanic panic; ed è chiaro che qualcosa non torna riguardo al personaggio misteriosamente assente di Rebecca, l’altra figlia di Wayne. In altre 5 puntate di cose ne dovrebbero succedere — si spera — per cui forse è un po’ presto per scommettere su Amelia. Per fortuna, manca ancora troppo per poter stabilire la vera natura di questa stagione. The Big Never è un episodio di transizione, con poco carisma e qualche difetto che gli si perdonerà solo se i prossimi saranno migliori di così. Ma, per il momento, True Detective ha ancora la mia attenzione.

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Written by Sara Mazzoni

Podcast: Attraverso Lo Schermo. Scrivo di cinema e televisione.

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