True Detective 3, prima della fine
Ultime considerazioni prima che si chiuda la stagione
True Detective 3 si avvicina all’ultima puntata. Faccio qualche considerazione prima che il finale aggiunga o tolga qualcosa.
Mi piace che la vecchiaia dei protagonisti sia importante nel racconto. Apprezzo questo anziano Wayne che sembra l’alter ego di Sissy Spacek in Castle Rock.
Mi ha colpita la chimica che c’è tra gli interpreti maschi principali. Mahershala Ali e Stephen Dorff sono stellari, e mi è piaciuto un casino Scoot McNairy lacrimoso e deragliato, forse il migliore della stagione. Mamie Gummer invece l’ho trovata fuori parte. Carmen Ejogo mi ha colpita di meno, ma a causa del suo personaggio, a cui lei rende un ottimo servizio. Amelia è un misto di madre di famiglia e femme fatale: discorso interessante, ma essendo sempre filtrata dallo sguardo un po’ miope del marito, è sviluppata poco e in modo banale. Non si capisce nemmeno perché abbia deciso di sposare Wayne, così lontano dal suo mondo, ed è caratterizzata solo attraverso l’insofferenza e le smanie giornalistiche. Alla fine, mi sembra che risputino il ritratto ancora molto stereotipato della “moglie rompicoglioni”, con Wayne in questa puntata che la supplica di fidarsi di lui per un’ultima volta senza rompere troppo il cazzo.
Come penso sia normale alla mia età, sono abitata dal fantasma della Cinefila Ventenne che fui, quella che idolatrava Memento e registrava Twin Peaks a Fuori Orario. Ecco, mi pare che i punti di riferimento di Pizzolatto siano gli stessi: forse un po’ troppo recenti per essere considerati classici, finendo per sapere un po’ di vecchio/rimasticato?
Vedendo questi ultimi episodi, ogni tanto mi sembra che ci sia qualcosa di Jeremy Saulnier, ma soprattutto l’assenza di qualcosa di Saulnier. Sono solo congetture, probabilmente sbagliate; ma mi viene da pensare che se fosse rimasto e gli avessero concesso la libertà che meritava, allora questa stagione sarebbe stata particolare. Penso anche che avrebbe offuscato Pizzolatto, il che per me è un valore aggiunto, ma capisco perché Nic non ne avesse tanta voglia.
La scrittura per me non è sempre all’altezza delle ambizioni dello show (in primo luogo quella di avere episodi lunghi un’ora). Nel complesso, ho trovato quasi ogni puntata dispersiva. Questo accade perché ci sono delle scene che non servono quasi a nulla. Un esempio: ci sono snodi della trama che vengono elisi, anche in modo elegante, lasciando volutamente margine al mistero e alle supposizioni del pubblico; poi però questi snodi vengono ripresi in scene vere e proprie, che non cambiano di una virgola quanto già conosciuto. In questo episodio (3x07), ci mostrano Roland che va da Tom per convincerlo a non autodistruggersi. Lo sapevamo già, e la scena non aggiunge nessuna nuova informazione né sui personaggi, né sulla vicenda. La sua unica funzione narrativa sembra quella di chiarire che sì, le cose sono andate proprio come era stato detto; fino a quel punto però non c’erano ragioni valide per dubitarne. Ma la nostra fantasia corre e forma teorie. A me sarebbe piaciuta una rivelazione sulla relazione amorosa tra i due (e magari arriverà nel finale). Qualche indizio in quel senso è stato seminato, per cui l’unica funzione di questa scena sembra essere il depistaggio. Altrimenti, di funzioni narrative non ne ha nemmeno una.
Infatti, molte delle scene che aggiungono poco alla narrazione, servono da sostegno alle varie false piste che sono create per infittire il mistero e solleticare la fantasia del pubblico. Ce ne sono tante, e va benissimo che ci sia così. Il problema è che queste scene potrebbero avere più di una sola funzione, ma invece spesso servono solo a puntellare una pista. Capita spesso nelle scene di investigazione, specialmente in quelle alla centrale di polizia. Nella puntata precedente (3x06), ci sono varie scene che hanno l’unico scopo di introdurre il superiore di Wayne e Roland come sospetto: lo mostrano che li critica nel 1990 per non avere indagato di più, poi lo fanno vedere mentre chiude malamente il caso nel 1980, contraddicendosi. Per ottenere questo risultato, ci sono minuti su minuti di discussioni che non hanno nessun guizzo di dialogo e che non aggiungono nulla alla caratterizzazione dei personaggi e dell’ambiente. Come ho già detto in passato, a volte sembrano inserti meccanici, simili all’animazione di un videogame tra uno schema e l’altro. Per questo, trovo lo show dispersivo: una scrittura efficace sfrutterebbe ogni scena per più scopi, e non per divulgare una singola informazione. True Detective 3 non sempre lo fa, e raggiunge così i 58 minuti a episodio senza esserseli del tutto guadagnati.