Il rewatch di Buffy the Vampire Slayer

Considerazioni sulle prime 5 stagioni, in particolare Buffy e Spike

Sara Mazzoni
8 min readNov 10, 2020

Messe in pausa da tempo nuove visioni di qualsiasi tipo, il momento alto della giornata è il rewatch di Buffy the Vampire Slayer, una delle mie serie preferite di sempre. Sono quasi a metà della stagione 5 e ho appena rivisto Fool for Love, la 5x07 centrica su Spike, una delle puntate migliori. Tiro le somme fin qua. Ho ricominciato Buffy con scetticismo, dubitando che avrebbe potuto davvero ritirarmi dentro. Ho saltato la prima stagione, partendo direttamente dal suo finale. Con la seconda ho un po’ faticato ma già iniziavo a scorgere la scintilla, finché ha proprio ingranato e basta.

Le prime stagioni

Ho sempre sentito che per me Buffy The Vampire Slayer diventa davvero Buffy The Vampire Slayer con la quarta stagione. Questo rewatch l’ha più o meno confermato, anche se in realtà le precedenti sono il terreno in cui germoglia tutto quello che viene dopo. Fin dagli albori si fanno notare gli episodi carnevaleschi, in cui il mondo ordinario dello show viene messo a soqquadro da regole nuove e “what if” (i miei preferiti sono i due con Willow vampira). Prima della stagione 4 ci sono una marea di autoconclusivi che spaziano in tutto lo scibile horror e sci-fi come tanti piccoli weird tale senza vergogna (il patrigno robot cattivo! Il demone nella tinozza! I sotterranei di Los Angeles con gli schiavi!). Materiali gloriosi, senza i quali non ci sarebbe stato quello che è venuto dopo.

Riti di passaggio

Anche il clima dark è presente fin da subito, con Buffy continuamente posta davanti a situazioni terribili. In quei primi anni, l’andamento orizzontale è più annacquato, ma è costante. Le stagioni 2 e 3 usano un trucco simile per aumentare la drammaticità della storia: il vero nemico si rivela una persona cara alla Cacciatrice, qualcun* che cede alla corruzione dell’oscurità. Angel diventa Angelus nella stagione 2, la Cacciatrice ombra Faith perde la retta via nella stagione 3; in entrambi i finali, il rito di passaggio di Buffy è uccidere questa persona cara che l’ha orrendamente tormentata — o quanto meno credere di farlo, ferendola mortalmente, proiettandola all’inferno. La vena tragica di questa serie è un torrente di sangue e magone.

Buffy So White

I difetti che ho trovato in queste prime fasi sono soprattutto due. L’esagerata presenza di Xander, a cui sono concessi un numero inconcepibile di episodi centrici e di spazi narrativi che indagano la sua inutile personalità, le sue insofferenze, le pretese sulle sue amiche e così via; ma viene tutto rimediato dalla stagione 4 in poi, con un ragionevole ridimensionamento. L’altro difetto, che mi sembra accompagni la serie fino in fondo, è la whiteness opprimente: i personaggi sono tutti bianchi tranne pochissime eccezioni spesso stereotipate (Kendra; la prima Cacciatrice; il vampiro gangster Mr Trick); ci sono due personaggi neutri: il militare Forrest (che fa la fine che fa) e l’amica di Giles nella fase deboscio, per quel che ricordo l’unica afroamericana a cavarsela dignitosamente a parte il nuovo preside.

Tutti al college

A proposito di presidi e deboscio, continuo a trovare meravigliosa la distruzione della scuola superiore il giorno del diploma. Dovremmo fare così anche nella realtà. La serie fa scoppiare il luogo in cui è stata ambientata per 3 lunghi anni, per cedere il passo a quella che è un’anomalia nell’intero show, nonché una delle sue stagioni più gloriose, cioè la quarta. Il tono diventa meno drammatico, la trama di stagione particolarmente pulp (Adam, l’Iniziativa). Arriva il fidanzato più triste di tutti, il faccione di Riley, ma la stagione risplende. Il passaggio all’università viene raccontato con una sequela di episodi autoconclusivi tutti a tema “vita al college”: la difficoltà a integrarsi, la compagna di stanza rompicoglioni (che è un demone), l’abuso di alcol, lo stronzetto scopatore seriale e così via. Mi ha rammentato quanto purtroppo siano poche le serie ambientate all’università, rispetto ai teen drama liceali.

Willow, Tara e Oz

C’è la storica svolta di Willow che si fidanza con Tara, importante non solo per la serie ma per tutta la rappresentazione tv di personaggi LGBT+. C’è anche un difetto grosso della stagione 4, la risoluzione della trama di Oz tipo Attrazione fatale: quando ha una sbandata per una lupa mannara, bisogna proprio fargli uccidere la tentatrice che vuole rovinare l’unità della coppia, dipingendo lei come un mostro omicida per giustificare una conclusione così pesante mai più indagata (Oz ha pur sempre ammazzato una persona). La serie però qui è in transizione, perché la presenza dell’Iniziativa comincia a porre questioni etiche sullo sterminio di demoni e vampiri che Buffy ha portato avanti senza pensieri per 3 stagioni e mezzo. Ora abbiamo Anya, ex demone buona; ma è il microchip nella zucca di Spike a stabilire i confini etici della Scooby Gang: non si può uccidere un mostro se è inerme.

Dawn e l’oscurità

Arriva la stagione 5. Ormai l’asticella è stata alzata così tante volte che la serie si è evoluta in una forma di televisione che trovo ancora attualissima (questo soprattutto perché la serialità di oggi viene in larga parte da Buffy). La trama orizzontale è un bellissimo puzzle che ci fa sudare freddo quando dal nulla appare Dawn, l’odiosa sorellina di Buffy. Non è un caso di puntata, questo il colpo di genio: passano 5 episodi prima che Buffy scopra di non avere mai davvero avuto una sorella; intanto noi friggiamo davanti allo schermo. Questo primo mistero fa parte della missione stagionale, che quindi è già iniziata quando la Big Bad fa la sua entrata in scena. Ma a parte la potentissima Glory, c’è un nuovo tema e una nuova ondata di oscurità ad avviluppare lo show: la mortalità di Buffy, di cui si comincia a discutere più seriamente, collegandola a un suo eventuale deathwish. Mesto contrappunto, la malattia di Joyce, che porterà la Cacciatrice in una fase desolante della sua esistenza, come se fosse una ragazza-madre. Trovo ancora oggi davvero azzeccata la rappresentazione del rapporto tra sorelle, qui descritto come eternamente conflittuale fino al punto da mettere in discussione la sincerità dell’affetto tra le due ragazze (recuperata spesso in corner).

Spike e Buffy

Dopo 4 stagioni non è rimasto molto spazio per le macchiette, e i personaggi si delineano sempre di più. Spike sembra nato come un vampiro modellato su Wile E. Coyote: è cattivo, però perde sempre ed è anche più simpatico di tutti gli altri personaggi; ha la linea comica, ma anche un grande carisma; insomma, è irresistibile. La sua comicità viene sempre usata per sottolineare meta-narrativamente quello che ci potrebbe avere stancato della Scooby Gang, perché Spike è un punk con la licenza di prenderli tutti per il culo, facendo respirare la storia. Su Buffy e Spike c’è tantissimo da dire, specialmente per quello che viene dopo, ma per ora mi fermerò a quanto è stato fino alle prime puntate della quinta stagione.

La semina

Che il loro rapporto dovesse diventare più complesso è seminato in lungo e in largo con un continuo teaser. Quando arriva la svolta, abbiamo già visto almeno una puntata carnevale dove un incantesimo li fa innamorare e i due si odiano lo stesso, litigando tutto il tempo tra una pomiciata e l’altra (4x09); un altro carnevale, con Faith che prende possesso del corpo di Buffy e fa una mezza avance a Spike (4x15); e così via. Buffy the Vampire Slayer mette sempre le mani avanti molto prima (Willow vampira era già lesbica o bisessuale nella stagione 3; nella stagione 4, Faith dice in sogno a Buffy “sta arrivando la sorellina”).

Some of them want to abuse you…

Sia nella sua accezione comica, sia in quella più seria che prende il sopravvento dalla stagione 5, Spike è stato raffigurato come un “sensibilone violento”. È una rappresentazione pericolosa, perché certi aspetti sono sempre proposti dal punto di vista di lui — si sente il grande impegno di scrittura e messa in scena per farci innamorare di Spike; anzi, sembra che ci sia un certo amore anche da parte di chi lo ha inventato. Però oggettivamente Spike è sempre stato rappresentato come un misogino aggressivo, ben prima di tentare lo stupro di Buffy. Lo vediamo cercare di uccidere la sua fidanzata Harmony perché la trova irritante (fallisce solo per un’incredibile coincidenza); attacca Willow in una scena cringe in cui il mancato omicidio viene paragonato all’impotenza sessuale, con la vittima che cerca di consolarlo; pesta Buffy ogni volta che può nei giorni pre-chip, etc.

The Slayer Slayer

Dopo il maledettismo imbronciato di Angel, quello di Spike deve per forza essere diverso. La sua caratterizzazione è quella del punk inglese in cerca di rissa, perdente, autolesionista e pronto ad abusare delle donne circostanti da quando la sua ex Drusilla gli ha spezzato il cuore. La quinta stagione gli aggiunge due caratteristiche: Spike è uno Slayer Slayer, nel senso che ha ucciso due Cacciatrici; ed è anche innamorato di Buffy, nei termini di un’ossessione malsana. Questo combacia con il profilo del personaggio che abbiamo conosciuto fin qui, il sensibilone violento, e serve al tema sotterraneo della stagione: il desiderio di morte di Buffy e la concreta possibilità che la Cacciatrice possa essere sconfitta nonostante tutto, rappresentato all’esterno dalla potenza di Glory e all’interno dal legame con Spike.

Some of them want to be abused

Per quel che si è visto fin qui, il rapporto tra Buffy e Spike è inedito per la televisione di allora, e oserei dire anche per quella di oggi. Se è vero che da un lato c’è la palese violenza di Spike, dall’altro c’è la violenza della Cacciatrice. Buffy non diventa mai la vittima inerme di Spike; semmai ne è la severissima dominatrice. La gerarchia tra i due è chiara e impossibile da sovvertire: Spike è uno schiavo abusato senza safe word, drogato dei pugni in faccia che Buffy generosamente gli elargisce anche quando non ce ne sarebbe alcun bisogno. La serie è perfetta nel distribuire tanti piccoli momenti di violenza gratuita che messi tutti insieme fanno quadrare la natura del rapporto tra i due, il tacito patto che c’è da molto prima che la relazione diventi esplicitamente sessuale. “You’re beneath me”, gli dice Buffy in Fool for Love, la puntata che racconta le origini di Spike. Lo squilibrio tra i due resterà così fino alla fine della serie. Buffy potrebbe ucciderlo in ogni momento e il suo sguardo sembra sempre dire che non è escluso che un giorno lo farà; mentre Spike, con tutta la sua perversione, pare senza speranza in questa lotta che tanto lo eccita proprio perché è certo di soccombere.

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Sara Mazzoni
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Written by Sara Mazzoni

Podcast: Attraverso Lo Schermo. Scrivo di cinema e televisione.

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