Gli indizi di True Detective 3: la memoria e il registratore
Cosa ci dicono le prime due puntate della nuova stagione
Ho deciso di intripparmi con la decifrazione di True Detective 3. Prendo spunto da questo articolo di Esquire che evidenzia un indizio fondamentale e faccio qualche riflessione mia, basata sul rivedere l’inizio della puntata 3x01 col senno di poi. Non dovrebbe esserci bisogno di dirlo: da qui in avanti seguono SPOILER sugli episodi 3x01 e 3x02.
Importantissimo l’attacco della storia. Ingresso in drone sull’Arkansans. Uccellini, sound triste. La bicicletta di un bambino che va, sentiamo il rumore dei foglietti attaccati alla ruota (sì, come in mille altri film crime/horror). Stacco sul registratore di Wayne, siamo nel 2015. Il rumore della ruota adesso proviene dal registratore. La camera mette a fuoco un orologio da polso. Wayne si abbottona la camicia, guardandosi allo specchio mentre ascolta il suono. Le sue mani si bloccano. La sua voce, fuori campo: “Sì, certo che ricordo”. Lo sguardo di Wayne è confuso e disperato. Il suo volto anziano scompare dentro l’immagine di un Wayne più giovane, quello del 1990. Il suono della bici si distorce in uno più forte e cupo, sotto al quale si avverte un bip intermittente, come di una macchina ospedaliera.
In pochi secondi abbiamo già una serie di elementi, indizi, simboli. Uno importante è il suono della bici, stranamente proposto attraverso il registratore. Il primo incontro che abbiamo con Wayne ce lo mostra in difficoltà, turbato da questa interferenza. L’orologio sta lì, di fianco al registratore, a sottolineare che stiamo per fare parecchi viaggi nel tempo. È lì che arriva la prima battuta, e infatti chiama in causa la memoria, che scopriremo poi essere l’elemento narrativo centrale. Non sappiamo ancora che la bici viene dal passato, ma lo scopriremo presto. Che ci fa dunque nel registratore? È il ricordo che ossessiona Wayne oggi? Perché proprio quello?
L’altra cosa importante è il bip: c’entra con la moglie recentemente morta? Perché si collega alla bici? Amelia scrive il suo primo libro proprio sulla vicenda raccontata dalla stagione. Sappiamo che l’Amelia scrittrice era anche un’ottima detective, perché ce l’ha detto Wayne nella 3x02. Quel bip si fa piuttosto sinistro: cos’hai fatto, Wayne? La morte di tua moglie è collegata al caso?
Nella scena successiva, il Wayne del 1990 viene interrogato da altri poliziotti. Dice: “10 anni non sono nulla, mi ricordo tutto quanto”. L’altro gli risponde: “Come facciamo a saperlo? Quello che non si ricorda, lei non sa di non ricordarselo”. Questo serve più che altro a mettere subito l’accento sull’inaffidabilità di Wayne come narratore della storia, creando suspense e mettendoci sul chi va là: sappiamo che, in questo gioco, il pubblico deve fare particolarmente attenzione alle informazioni propinate dallo show, passarle al vaglio, cercare i particolari. Un po’ come la parole nascoste in Sharp Objects: il punto non è se ci sono o no, alla fine, ma aspettarsele, cercare un segno.
Il resto del dialogo è usato più che altro per fornire informazioni sul personaggio e sulla situazione. Alla fine però una voce domanda a Wayne: “Lei ha problemi di memoria, vero?”. Saltiamo di nuovo al 2015, Wayne anziano tiene in mano il registratore di prima. È la sua stessa voce registrata a parlargli, con un messaggio in stile Memento. Dice: “Hai problemi di memoria. Non lagnarti. Oggi è il 20 maggio 2015, Henry sta arrivando con la gente della tv. Se non ti piacciono le domande o non vuoi farlo, Henry li manderà a cagare. Ma ricordati perché stai parlando con loro. Cerca di capire quanto sanno. Non vuoi sorprese a questo punto. Sto registrando questo messaggio il 19. Oggi è il 20. Guarda le foto, prendi appunti, ricorda… Ricorda il comodino, se ne hai bisogno”. Apre il cassetto del comodino: ci sono un tagliaunghie, un tagliacarte, dei soldi, una bottiglia; ma, soprattutto, in primo piano c’è una pistola.
Questi ultimi fatti sono quelli su cui si concentra l’articolo di Esquire, in cui viene supposto che la vera voce narrante della stagione sia quella di Wayne attraverso il registratore. Dice poi che i Wayne che incontriamo nelle 3 timeline sono personaggi diversi: nel 1980 soldato traumatizzato, nel 1990 poliziotto tutto d’un pezzo, nel 2015 vedovo alla deriva, con la mente in difficoltà. Presume che la pistola serva a Wayne per suicidarsi.
Tra le varie immagini evocative della sigla, trovo importanti quelle con Amelia. La prima volta che appare, sopra al suo volto vediamo volare un’aquila. Verso la fine dei titoli, su di lei c’è la luna piena, presumibilmente l’harvest moon del suo libro, quella che splendeva sui delitti. Interessante notare che nell’immagine di chiusura c’è però Wayne con un sole sul volto, sole che poi tramonta nel frame successivo (la sua lucidità che svanisce, ma forse anche la verità che viene alla luce prima della fine). Ho letto da qualche parte che l’immagine dell’aquila potrebbe significare che Amelia è uno spirito libero, combaciando con la sua presentazione nell’episodio 3x02 (racconta del suo attivismo, dell’avversione per la polizia). A me però sembra che l’aquila si colleghi anche quello che Wayne dice di lei ai documentaristi: Amelia aveva un grande occhio per i particolari, degno di una detective. Come un’aquila, vola sopra alla vicenda, mettendo le cose in prospettiva, vedendo il grande disegno e allo stesso tempo decifrandone i particolari anche da lontano.
Per me, questi due episodi hanno il pregio di innescare un senso di disagio, evocando qualcosa di sinistro senza che ci sia nulla di troppo esplicito. Tutta la vicenda familiare di Wayne è organizzata in questo modo. C’è qualcosa che non va, ma non si capisce bene cosa. L’adorata Amelia mi pare si stagli sulla storia come un’antagonista di Wayne, e il nostro protagonista sembra nascondere qualcosa di torbido, non solo il proprio dolore.