Game of Thrones 8x04, The Last of the Starks
Episodio migliore della stagione: feste, sangue e melodramma
Game of Thrones, 8x04 — The Last of the Starks
Mi è piaciuto immensamente. È uno slow burn intriso di cattiveria pura, quella tipica dello show, ma anche di melodramma, grandi sentimenti contraddittori, problemi esistenziali e familiari, e poi congiura, violenza e festeggiamenti. Una gran bella puntata, che ha avuto la libertà di esplorare territori sconosciuti: in quale direzione si va, dopo aver cancellato i White Walker dalla faccia della terra? Le svolte non sono tutte imprevedibili se ci si riflette a monte, ma la puntata è costruita in modo da renderle tali. Si autobilancia con una partenza calorosa e commovente, virando al tetro con il suo colpo di scena, che è soltanto l’apertura di un ultimo atto in puro stile Game of Thrones. Per questo, è giusto il formato dell’episodio lungo 77 minuti: primo e secondo tempo, spezzati in due puntate, non avrebbero lo stesso impatto emotivo, annacquerebbero la trama. Anche l’effetto sui protagonisti non sarebbe lo stesso: le perdite subite da Daenerys in un episodio solo ci raccontano meglio quello che sta succedendo al personaggio.
Pochi momenti no e meh
In generale, il punto di vista un po’ miope di Game of Thrones su certe questioni emerge continuamente, nonostante gli sforzi. D’altra parte, si parla di una writer’s room composta in larga parte da uomini bianchi cisetero, non è esattamente una sorpresa. Allora abbiamo Sansa che afferma di non essere più “little bird” perché è stata torturata-picchiata-stuprata, secondo quel cliché narrativo per il quale l’abuso fortifica i personaggi. Si potrebbe ragionare anche sul sacrificio umano di Missandei in un’ottica che vuole più spesso le donne nella posizione di crepare per fornire le motivazioni agli altri personaggi, ma su questo punto GoT è stato in passato un po’ più paritario (Ned e Rob Stark). È diversa la questione se pensate che Missandei è l’unica donna nera o biracial di Game of Thrones e che il suo personaggio è stato sempre trattato come un’appendice di Daenerys, nella vita come nella morte. Questo non toglie che la scena sia venuta benissimo, ma ispira anche qualche riflessione sui pregiudizi involontari dello show.
Come già accaduto in molte altre puntate, ci sono alcuni passaggi bruschi, che non perdono tempo a cercare soluzioni eleganti. Bronn esce da dietro una quinta teatrale e il dialogo che segue non ha tantissimo senso (qual è il suo piano? Tornare dopo la guerra con la balestra), dopo di che il personaggio si ritira nella stessa quinta da cui era spuntato.
Vorrei tacere sulla strategia militare, ambito di cui non so nulla, ma è difficile non osservare che la fiducia con cui la flotta di Daenerys si dirige a Dragonstone non dice niente di positivo sull’intelligenza dei nostri eroi (ci si sono messi in 10, per progettare il piano). La cosa però è perdonabile perché la scena è bella e funziona proprio perché viene rovinato il clima vittorioso che circonda Daenerys, concretizzando l’anticipazione fornita da Varys e Tyrion che discutono in privato dei problemi della loro regina.
Un filo troppa esposizione in queste dissertazioni tra Varys e Tyrion, che sembrano doverci convincere, stiracchiando una coperta troppo corta, dell’impossibilità di altre strategie al di fuori della congiura. Sarà un ricordo romantico del passato, ma mi è rimasta l’impressione che questi dialoghi una volta fossero scritti con più arguzia e meno urgenze di sceneggiatura.
Entusiasmo: tutto il resto
Bere e festaggiare a Winterfell. Era ora. Tormund ubriaco che piange, Podrick bisex che alla fine se ne va via con 2 tipe dopo essere stato ignorato da Tormund (che però ci pensa su un attimo). Il Mastino che scaccia la gente e si lamenta anche durante la festa. Tyrion torna alle vecchie abitudini. Jaime è geloso. I personaggi si rilassano e addirittura si divertono, equilibrando il peso della seconda metà dell’episodio, che è l’esatto opposto.
Arya scarica Gendry. Con una gran bella faccetta e una frase tipo “non sei tu, sono io”, Arya chiude con la sua cotta adolescenziale.
Jon Snow: «No, non sono ubriaco». È uno di quei momenti da meme che trovo un po’ irritanti, ma era irresistibile.
Jon che non riesce a fare sesso con Dany perché è sua zia.
Tormund se ne va nel vero nord col cane (di Jon Snow), entrambi ancora vivi.
La reunion di Arya e del Mastino. Lo sapevamo che era in arrivo. C’è stata, sono contenta. Il Mastino è Bud Spencer, Arya è Terence Hill. Sono stati la mia cosa preferita dell’intero Game of Thrones. Era destino che chiudessero così le loro vicende: insieme, fuck the king, fuck the queen (quale, però?).
Rhaegal. Immagino che per alcuni questo sarà uno di quei classici momenti WTF spesi per il gusto dello shock momentaneo, ma per me ha un valore simbolico che si estende persino al di là del singolo episodio. L’arrivo trionfale di Queen Daenerys viene spezzato irrimediabilmente dalla prima lancia. Non si ha nemmeno il tempo di capire cosa stia succedendo, che il drago Rhaegal viene trapassato in testa, vomita sangue e sprofonda nel mare. Questo riguarda strettamente l’arco di Daenerys, senza l’interferenza degli Stark: una regina troppo sicura della sua potenza si trova a fronteggiare la realtà e i crudeli emissari dell’altra regina. Inizia l’ora più buia della nostra eroina.
Missandei. In quella scena c’è un momento preciso in cui dici: “Ah, okay, è proprio Game of Thrones”. È quando Qyburn annuncia a Tyrion (e a tutti noi che guardiamo) che Missandei verrà ammazzata, e che le condizioni per evitarlo sono sostanzialmente impossibili. Insomma, gli dice non troppo tra le righe che lo scopo dell’incontro è far assistere Daenerys all’omicidio della sua amica, in classico stile Cersei — ma anche secondo una strategia: è una provocazione, la manipolazione della Dragon Queen. È anche puro Game of Thrones: preparatevi al peggio, nessuno è al sicuro, siamo sadici eccetera. L’anticipazione della violenza che sta per accadere rende il resto della scena più significativo, in contrasto con il colpo di scena improvviso della morte del drago. Mi ha ricordato la morte della madre di Conan nel primo film.
Missandei ci saluta dicendo «Dracarys», istingando Daenerys a bruciare la città, donne vecchi bambini inclusi, fornendo l’assist a:
Evil Daenerys. L’episodio è scritto come l’origin story di una supervillain. La morte di Ser Jorah era un grosso tributo al dio della morte, ma non c’era uno sbilanciamento troppo grande rispetto alle perdite subite dagli altri — o almeno così ci vogliono far credere all’inizio della puntata, quando Sansa piange Theon, Jon incendia Edd, e Grey Worm dice addio a qualche centinaio di colleghi. In verità, solo Theon può essere vagamente paragonato all’importanza che Jorah ha per Dany, che ha perso la persona che le è stata vicina fin dal momento zero di Game of Thrones. Quel funerale però è solo l’inizio della disgregazione totale della famiglia acquisita di Daenerys: poco dopo, perde uno dei suoi simbolici figli-drago. Ancora sconvolta dal dolore, il viso terreo (si vede che sta fisicamente male, pregevole dettaglio), assiste all’esecuzione della sua migliore amica e consigliera, sempre con lei dalla seconda stagione. A questo va sommata la pretesa al trono di Jon, che non capisce le obiezioni sensate poste da Dany: non importano le intenzioni, se la verità verrà fuori non sarà più una questione di volontà.
Insomma, Daenerys è stata spinta in un angolo e fatta impazzire di dolore. Bruciare la città con i cittadini dentro a questo punto può sembrare l’unica cosa sensata da fare: è come se l’avesse promesso alla sua amica in punto di morte. Notate come Cersei sia vestita di rosso, lo stesso colore che inizia a spuntare dalla tunica grigia di Daenerys (le cuciture, la sciarpa, i guanti). Non è un caso. Nel prossimo episodio, Dany dovrà vedersela con questo demone, la se stessa cattiva, la figlia del Mad King, e decidere da che parte stare, se andare fino in fondo oppure no. Tutto l’arco di Daenerys dall’inizio di GoT è stato proteso ad arrivare a questo punto. La stagione corrente ha caricato tantissimo sulla sua decostruzione come eroina buona. Il prossimo episodio metterà Daenerys di fronte alla scelta che la definisce irrevocabilmente, l’esito del suo Game of Thrones — e per questo è facile dubitare che scelga davvero di distruggere la città, però vediamo.
Cersei. Anni di critiche alla sua intelligenza, e guardate dov’è adesso: esercito rimpolpato grazie all’oro dei suoi nemici Tyrell (ma nessun elefante, è vero); forze pari a quelle della Dragon Queen, che ne ha perse metà lungo la strada, liberando il regno dalla minaccia climatologica senza che Cersei dovesse sacrificare alcunché. Sì, lo so che è cattiva, però lasciatemela amare lo stesso. Col suo solito aplomb, sussurra alla povera Missandei: «If you have any last words, now is the time». Avete notato che il suo collegamento con la Montagna sembra psichico? La Montagna si muove senza che gli vengano forniti comandi verbali, sia in questa scena, sia nella 8x01 quando lascia passare Euron — ma credo anche in altre occasioni.
Sguardi tra i personaggi dall’inizio alla fine. Tanto non detto che arriva così, e un’ultima scena in cui i primi piani vibrano di violenza e dolore.
Da qui in avanti sembra quasi un tutti contro tutti. Varys potrebbe star fingendo di congiurare per testare Tyrion, che finirebbe arrostito se cedesse alla proposta. Oppure sarà proprio Tyrion a fare la spia. Sansa potrebbe uccidere tutti. Daenerys potrebbe cedere al lato oscuro, oppure con sforzo supremo ribellarsi all’eredità paterna — ma finire tragicamente per altre ragioni, temo. Arya dopo il Night King non può uccidere anche Cersei, mi sembra più probabile che sia il Mastino a farlo. Ma se vogliamo un vero colpo di scena, Cersei potrebbe sopravvivere. La sua morte ormai è stata annunciata e chiamata così tante volte (anche in questa puntata, nel discorso di Bronn prima e di Tyrion poi), da renderla immune stile Grey Worm (che se ci fate caso è sopravvissuto anche al naufragio).
Un capitolo a parte: Jaime e Brienne
Questa cosa è venuta così bene che si merita un sottotitolo. Io spero che questo arco non venga rovinato da accuse di fanservice!!1!, ma probabilmente no, visto come va a finire. Non poteva essere più perfetto. Sono due personaggi costruiti in modo complementare, il cui rapporto altera l’equilibrio di una delle relazioni fondamentali di Game of Thrones (gemelli incestuosi per i quali ti trovi a tifare) senza diventare per questo indesiderabile agli occhi del pubblico. Jaime invidia la coerenza di Brienne, il suo onore cavalleresco; a lui non è riconosciuto, perché per servire il regno ha dovuto rinunciarci (Kingslayer). Brienne è caratterizzata come la tizia improbabile che finisce col figo della scuola, secondo una logica da commedia romantica che può anche far storcere il naso, ma contestualizzata in Game of Thrones è piuttosto efficace. Siamo contenti quando si accoppiano perché la tensione tra loro è stata caricata per anni, vorremmo vederli vivere felici a Winterfell (“it grows on you”) MA… Quando arrivano le mazzate, è ancora più bello. Melodramma al 100%, Jaime non può restare con Brienne perché ha fatto cose brutte, è un maledetto, ha una relazione tossica con la sorella gemella che è anche una regina cattiva. Lei piange disperatamente. Ci hanno dato tutto senza renderlo stucchevole, poi l’hanno fracassato come si usa fare in Game of Thrones ed era ancora coerente coi personaggi: Jaime decide di partire pensando che Brienne, il suo punto di riferimento morale, avrebbe fatto la stessa cosa. Insomma, lagrime amare. Bellissimo. Qui sotto un video (precedente all’episodio) che analizza molto bene l’equilibrio tra questi due personaggi.
Timori
Gendry diventa Lord. Non è che ci state seminando davvero un Gendry re dei Sette Regni?! Io voglio avere fede e pensare che NO non succederà mai, che sia stato solo un’ammiccare alla teoria.
A cosa serve Bran adesso? Devo smettere di giocarlo al Fanta?
Sansa ha passato 4 puntate sui bastioni del castello guardando i draghi con somma preoccupazione. A questo punto, la mia paura più grande è che quelle scene non significassero nulla, ma sono ancora fiduciosa; anche se non so bene come potrebbe Sansa ammazzare Drogon. Per ora ha manipolato Tyrion condividendo con lui il segreto di Jon, ma non sappiamo ancora se ha davvero funzionato, anche se sembra di sì. Ma ho paura per lei: dopo che Arya le mette in mano quel pugnale, Sansa rischia di usarlo per suicidare se stessa e Tyrion nelle cripte (come le ha insegnato Cersei). Non vorrei che un giorno si trovasse davvero a dover completare l’operazione.
Cleganebowl, lo scontro tra Mastino e Montagna, potrebbe anche non esserci: in stile cattiveria anticlimax di Game of Thrones, il nostro buon Sandor potrebbe arrivare a King’s Landing in tempo per vedere Grey Worm che fa a pezzi suo fratello (dopo Oberyn, il contrario sarebbe ripetitivo).
Post Scriptum
Del bicchiere di Starbucks non m’importa, non l’ho neanche visto perché tanto sembra una candela.