FILM consigliati — Settembre 2018

Commedie, sovrannaturale e blockbuster.

Sara Mazzoni
6 min readOct 1, 2018

La mia rassegna privata di horror e fantascienza indipendenti è in pausa, per cui c’è poco su quel versante. Ultimamente mi sono concentrata sul recuperare cose meno nelle mie corde: blockbuster strafamosi (tipo la mezza saga di Harry Potter che mi mancava) e commedie uscite nell’ultimo decennio. Questi consigli sono estrapolati dalle mie visioni domestiche e rispecchiano un’inclinazione personale non per forza condivisibile. Come sempre, non scandalizzatevi se avete già visto tutto e se non incontro il vostro gusto.

Thelma

di Joachim Trier (2017)

Il migliore di questo mese, entrato di diritto nella top 10 delle visioni 2018, è un film norvegese. Non è esattamente un horror, lo potete guardare anche se avete lo spavento facile. È una storia in cui gli elementi sovrannaturali coesistono armoniosamente con quelli realistici; e ha perfettamente senso che certi temi si intersechino. C’è la religione, una cupa ombra opprimente. C’è lo sbocciare sentimentale ed erotico dell’omosessualità di una ragazza adolescente. C’è una misteriosa forma di epilessia, una forza che rifiuta di categorizzarsi come buona o cattiva, la cui natura è il vero oggetto di contesa del film: è maligna? È un potere? Il racconto è ben costruito, con una scena iniziale che aggancia subito l’attenzione, seguita da tempi che si dilatano e restringono, con ritmi personalissimi, punteggiati da immagini evocative ma non meramente estetizzanti. Lo sviluppo dell’azione segue un percorso obliquo, imprevedibile, originalissimo.

The Big Sick

di Michael Showalter (2017)

Commedia scritta dall’attore comico Kumail Nanjiani e da Emily V. Gordon. Conoscevo Nanjiani per il suo ruolo in Silicon Valley, ma qui, fuori da certi stereotipi, ho avuto modo di apprezzarlo molto di più. Lui e la moglie hanno scritto insieme questo film, ispirandosi alla vicenda autobiografica della loro stessa storia d’amore. È venuta fuori una commedia romantica dai toni decisamente dramedy, piena di idee e svolte originali, che usa i cliché del genere nella non semplice impresa di creare una storia diversa dalle solite. Risultato raggiunto: fa ridere, è commovente, recitata bene.

Upgrade

di Leigh Whannell (2018)

È un action di fantascienza sul tema del cyborg e dell’A.I. L’attore protagonista Logan Marshall-Green è universalmente noto come il “Tom Hardy del discount”. Di lui ho un paio di ricordi felici, in particolare quello del bellissimo psychothriller The Invitation di Karyn Kusama. Questo film parte come una blackmirrorata un po’ così, ammorbante e scontata nella tragicità dei primi 15–20 minuti. Poi però fa una sterzata brusca tanto quanto l’effetto della telecamera che ruota di 90°, molto usato in questo film. Se non mi sono spiegata bene, guardatelo e capirete subito. È un film che non si prende troppo sul serio, senza pretese (e questo può essere un grande pregio), ma godibile.

FAQ About Time Travel

di Gareth Carrivick (2009)

Parlando di film che fanno i simpatici, questo è un altro che ci riesce senza risultare odioso. Lo stile ricorda la trilogia del Cornetto, in cui i canoni horror e sci-fi si mischiano alla commedia, senza però rendere il film una parodia. Diciamo che è l’effetto inverso rispetto a quello del franchise di Scary Movie. FAQ About Time Travel è una commedia ambientata quasi interamente in un pub, ma è anche un vero film di fantascienza sui viaggi nel tempo. Da notare che precede cronologicamente The World’s End e che non ne è un’imitazione (semmai il contrario, anche se il film di Edgar Wright ha molti più mezzi). Protagonista Chris O’Dowd.

Clouds of Sils Maria

di Olivier Assayas (2014)

Conosco poco Assayas, ma avevo apprezzato davvero Personal Shopper. Il prececente Clouds of Sils Maria mi è sembrato simile nello spirito, ma declinato in una chiave realistica, seppur non meno misteriosa. Mi è piaciuto immensamente. Parla di donne, dell’invecchiare, del rapporto tra generazioni — nello specifico, Generazione X versus Millennial, iconicamente rappresentate da Juliette Binoche e Kristen Stewart. Parla di arte, di recitazione, di rapporti complicati e di abuso psicologico. Ma elencare tutte queste cose non coglie l’essenza del film, il loro amalgamarsi, il tesseract di scatole cinesi che contiene la storia. Se come me non l’avevate già visto a suo tempo, fatelo adesso.

La nuova trilogia del Pianeta delle scimmie

Quest’estate ho recuperato l’intera trilogia, un reboot iniziato nel 2011 e arrivato per ora al 2017. Premesso che non sono un’esperta del franchise, posso però dire che questi 3 film mi sono piaciuti per le loro qualità fantascientifiche, d’avventura e di costruzione del racconto. Il primo, Rise of the Planet of the Apes di Rupert Wyatt, è quello che ho preferito: origin story del protagonista, è un racconto di formazione scimmiesca che parla di Caesar, leader delle scimmie rivoltose, di come sia generata la sua intelligenza (post-umana e post-animale) e dell’esperienza di schiavitù che lo porta a prendere coscienza e a ribellarsi. Notevole anche l’ultimo, War for the Planet of the Apes di Matt Reeves (2017), con una CGI ormai stupefacente e una storia a metà tra il western e il film di guerra. Unico neo dell’intera saga, una rappresentazione del femminile (umano e animale) raccapricciante: la femmina, non importa di quale specie, serve solo come guaritrice o incubatrice/curatrice di prole, e quando schiatta lo fa per motivare i personaggi maschili a fare cose. Un vero peccato, visto che l’operazione per molti altri versi è riuscita.

Lost Soul: The Doomed Journey of Richard Stanley’s Island of Dr. Moreau

di David Gregory (2014)

Quando ho letto la notizia di un adattamento di Il colore venuto dallo spazio di H.P. Lovecraft girato da Richard Stanley, mi è tornato in mente un vecchio articolo dei 400 Calci. Si parlava proprio di Stanley e delle vicissitudini tragiche e assurde durante le riprese di L’isola del Dr. Moreau (1996). Ripescandolo, ho scoperto che la storia era presa da questo documentario, che racconta tutta la vicenda. Consiglio sia la visione del film, sia la lettura del pezzo (mette in risalto quei particolari gustosi che potrebbero sfuggirvi durante le interviste). Ci sono documentari sul cinema che sono meglio dei film presi in esame. Questo è lisergico.

Get Him to the Greek — In viaggio con una rock star

di Nicholas Stoller (2010)

È un film molto stupido che mi ha fatto ridere tantissimo. Ed è raro che un film comico mi diverta davvero. È una commedia stoner on the road, ovvero ci sono delle persone drogate che si spostano per molti chilometri. Una è Jonah Hill, che si dirigeva verso l’apice della sua carriera; l’altra è Russell Brand, che riprende il ruolo di Aldous Snow, la rock star apparsa in Forgetting Sarah Marshall (unica parte davvero valida di quel film). Questo spin-off è molto più divertente. Si trova su Prime Video, cercatelo col suo titolo italiano In viaggio con una rock star. Ovviamente vi consiglio di guardarlo in lingua originale, come qualsiasi altra cosa.

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Sara Mazzoni
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Written by Sara Mazzoni

Podcast: Attraverso Lo Schermo. Scrivo di cinema e televisione.

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