Film che cambiano genere

Una struttura narrativa ricorrente nel cinema di oggi

Sara Mazzoni
4 min readMar 13, 2020

Qualche giorno fa su Netflix ho pescato Forgotten, un film coreano del 2017 diretto da Hang-jun Zhang. Ne avevo sentito parlare bene da qualche parte e aveva un buon rating su Letterboxd. Alla fine non mi è piaciuto particolarmente, anche se non è tremendo. Ma non ne voglio scrivere una recensione, quanto piuttosto prenderne spunto perché è l’ennesimo film con una struttura particolare. Si tratta di un modello che sto trovando sempre più spesso in questi ultimi anni, cioè quello che ha un paio di twist imprevedibili collocati nei plot point principali, in concomitanza dei quali parte un cambio di genere — che è la ragione principale per cui i colpi di scena sono così imprevisti: i codici scelti nella prima parte del film promettono uno sviluppo diverso da quello poi messo in atto.

Lo riscontro soprattutto in alcuni originali Netflix, ma non solo. Molti iniziano come horror per poi rivelare un inghippo molto più complesso del semplice fantasma/possessione/dispositivo sovrannaturale, come nel caso di Forgotten ma anche di Come to Daddy di Ant Timpson e Eli di Ciarán Foy. The Perfection di Richard Shepard fa una cosa simile col body horror e il contagio al posto dei fantasmi. A pensarci bene, noto un meccanismo simile pure in film più mainstream come Parasite di Bong Joon-ho e Knives Out di Rian Johnson, che ho molto amato.

Il film inizia, si propone come codificato in un certo modo; poi ha una sterzata intorno al suo midpoint (ma a volte già passando da 1° a 2° atto), in cui si rivela diverso da quello che ci ha fatto intendere — ovviamente ha seminato molte false piste proprio per farci credere di avere già capito tutto e invece non abbiamo previsto niente: la storia è ben più intricata. Il twist di solito rende necessaria l’introduzione di un lungo flashback, che ci racconta una porzione di storia diversissima nei toni e nello sviluppo da quella iniziale (il cambio di genere), che andando a convergere con la timeline principale rende comprensibile quel mondo un po’ surreale che avevamo incontrato inizialmente (surreale negli horror; in Parasite è un mondo da commedia degli equivoci, in Knives Out è quello del giallo classico).

Quando l’intera cronologia degli eventi è stata resa nota al pubblico — e a volte anche ai protagonisti, che fino a un certo punto non avevano alcune informazioni — c’è un raccordo che porta all’ultimo atto ambientato nel presente, in cui succede sempre un gran casino, e poi c’è l’epilogo. Nel caso dei film che iniziano come horror, la dimensione fantastica iniziale ha in realtà una spiegazione ben più macchinosa rispetto alla semplice manifestazione di una forza sovrannaturale nella vita dei personaggi. A spiegarla c’è tutta una backstory che è la vera trama del film, ma che occupa solo una piccola porzione del racconto.

Ho notato che questa struttura assomiglia in parte a quella del thriller The Vanishing (1988) di George Sluizer. La differenza principale tra il film del 1988 e quelli di oggi è nel fatto che in The Vanishing non si verifica il cambio di genere, una caratteristica che contraddistingue il cinema contemporaneo.

SPOILER sui film già menzionati: Parasite diventa un thriller sempre più tragico; Knives Out si rivela una sorta di heist movie o di noir, a seconda dei punti di vista; Come to Daddy diventa una storia crime pulp sempre più comedy; Forgotten da ghost story diventa un crime che sfocia in tragedia greca; Eli cambia sotto-genere nell’horror, partendo come storia di fantasmi con jump scare e diventando un tripudio di possessione demoniaca tendente a un comico grottesco; The Perfection passa da horror del contagio a storia pulpissima, anch’essa sempre più sorniona; il body horror rimane.

Nel film di Sluizer la questione ruota invece tutta attorno alla divisione del punto di vista del protagonista da quello dell’antagonista, che ha lo stesso peso e la stessa importanza. È come se il film cominciasse due volte, con due cortometraggi: prima la storia del protagonista Rex; poi la storia del suo nemico Lemorne, di nuovo daccapo fino alla convergenza. Il flashback arriva molto presto, appena finiti i primi 20 minuti vissuti dal punto di vista di Rex, che potrebbero essere da soli una short story del terrore. Nei 20 minuti successivi, vediamo come Lemorne sia arrivato nel luogo in cui il suo destino si è intrecciato a quello di Rex. Il flashback verrà ripreso più avanti nella seconda parte del film, completando le informazioni che mancavano a noi e al protagonista. Non è esattamente la stessa struttura dei film di oggi; questa è più raffinata e The Vanishing infatti è straordinario. Ho però ho la sensazione che alla lontana abbia influenzato quella che ho analizzato, così ricorrente in questi ultimi anni. In entrambi i casi, lo sforzo ruota attorno alle informazioni nascoste, le presenze-assenze che si rivelano elementi fondamentali di questi intrecci.

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Sara Mazzoni

Podcast: Attraverso Lo Schermo. Scrivo di cinema e televisione.