Devs, episodio 3
La serie fantascientifica di Alex Garland
Arrivata al terzo episodio di Devs, la serie di Alex Garland per Hulu, non sono convintissima dallo sviluppo della storia. Come molti show a base sci-fi, la trama orizzontale batte sul techno-thriller. La mia impressione è che spesso sia scoraggiato il prolungamento di un discorso puramente fantascientifico su tanti episodi, specie se l’opera deve essere venduta a un pubblico non troppo specializzato che magari non ha interesse a seguire speculazioni dure e pure stile Dark (che però ha una sua nicchia). Per questo, molte serie che parlano di viaggio nel tempo — o del viaggio tra gli universi paralleli — hanno un impianto thriller-action, magari di spionaggio. Così al volo mi vengono in mente Counterpart, Travellers e Continuum. Ci sono le dovute eccezioni più creative e che pescano anche da generi diversi, ne abbiamo viste tante a partire da Doctor Who. Anche gli americani ne hanno fatte, per esempio Quantum Leap. Mi ricordo un caso più psichedelico, Awake, subito cancellata nel 2012, in cui Jason Isaacs se la vedeva con due universi paralleli. L’anno scorso è uscita Russian Doll, sempre a dimostrazione che c’è vita fuori dal thriller.
Però non voglio dire che i thriller fantascientifici siano brutti, alcuni mi piacciono molto. Quello che non mi convince di Devs è il modo in cui il thriller viene usato. Per ora è troppo scollegato dalle tematiche principali evocate dal nucleo dello show, che è quello filosofico sul determinismo rappresentato proprio dalla macchina che dà il titolo alla serie. C’è una protagonista, Lily, di cui non sappiamo quasi niente, caratterizzata dal nulla. C’è uno scienziato con manie di onnipotenza, come al solito, che ha un’ossessione legata alla morte di una persona cara, nello specifico una figlia (come Walt in Fringe). Sapete bene che questo è uno dei trope più diffusi nelle storie di viaggio nel tempo (rimando a quello che scrivevo nel mio saggio su Dark, attualmente online solo su Academia) — anche se sto sperando in un grande colpo di scena che la riveli una falsa pista.
Il problema delle ultime due puntate, e della terza in particolare, è che si occupano solo di una sottotrama inutile. La storia di Lily che recupera le prove dell’omicidio di Sergei non ha meriti estetici o narrativi, è un thriller qualsiasi, al minimo sindacale. Il pubblico conosce già le informazioni che lei recupera, quindi non riceve materiale nuovo. Il percorso personale di Lily dentro a questa vicenda è nullo, proprio come il personaggio, quindi non c’è un vero coinvolgimento emotivo da parte nostra. L’unica cosa interessante di Devs rimane Devs, il codice, e le sue straordinarie implicazioni. Non dubito che arriverà il momento in cui questa macchina renderà la storia un enorme mindfuck. Il problema però è che Garland dopo il pilot ha accantonato il discorso. Due puntate in una narrazione da 8 episodi sono un tempo lunghissimo, qui sprecato con dei filler che, nel migliore dei casi, andranno a frutto soltanto quando la storia verrà rimescolata molto più avanti, dando un senso nuovo a quello che abbiamo visto.
Dicevo la settimana scorsa che lo show sembra ispirarsi alla narrativa di Ted Chiang. Vorrei però sottolineare come nelle sue novelle il tema principale sia sempre presente nelle sottotrame, mentre in Devs per adesso non lo si trova, e non è nemmeno sostituito da elementi altrettanto importanti. Penso a esempi eccellenti come la prima stagione di The Leftovers, in cui le singole puntate a volte sono dei raccontini che possono tranquillamente esistere estrapolati dal resto della trama. Sono perfetti così, perché sono belli, pieni di significato, appassionanti; ma soprattutto dialogano col tema principale. Non pretendo che Devs faccia uguale, sarebbe sufficiente che realizzasse bene anche solo una di queste voci; invece puntate come la 1x03 non mi danno niente. Questo succede perché Garland ha dedicato poco alla creazione dei personaggi e puntato tutto su un intreccio thriller che di suo non dice molto. Fateci caso: le puntate non hanno nemmeno un titolo.
Detto questo, penso che probabilmente il resto della stagione si impegnerà nel trovare una lettura nuova ai soliti discorsi sui paradossi temporali. Un’ipotesi interessante che ho letto su Reddit è che la macchina Devs renda concreto un futuro possibile nel momento in cui qualcuno lo osserva attraverso il codice. Penso che non sia una serie in cui si chiamano in causa gli universi paralleli (lo dicono esplicitamente nel pilot), ed essendo il tema la predeterminazione degli eventi, quella svolta sarebbe una delle più interessanti. Sulla predeterminazione vi rimando a tre racconti di Ted Chiang, che la esaminano sotto punti di vista molto diversi: il primo è Cosa ci si aspetta da noi, che la prende tragicamente (non c’è nessuna scelta); il secondo è Il mercante e il portale dell’alchimista (anche se non c’è nessuna scelta, c’è ancora molto da fare); il terzo è L’angoscia è la vertigine della libertà (smettetela di maledirvi per le scelte che non avete fatto). Li trovate tutti e 3 nella raccolta Respiro.